I Fantastici 4 di Ameno
Il borgo di Ameno è stato nel corso del tempo un centro privilegiato per la villeggiatura sul lago d’Orta. Molti personaggi noti lo hanno scelto come meta dei loro soggiorni per la sua posizione “amena”, racchiuso tra le colline del Cusio, immerso nel verde dei boschi, a ridosso del Mottarone e meno di un’ora di cammino dalle rive del lago.
I quattro personaggi storici dialogano e si integrano con le linee strategiche di “Ameno Quadriborgo” innestandosi sui quattro concetti cardine del progetto: l’Arte si lega alla figura di Antonio Calderara, la Natura si rifà alla “giardiniera” Teresa Sopransi, la Cultura richiama i romanzi di Jules Verne ed Emilio Salgari, ispirati alle avventure di Paolo Solaroli, e la Comunità sottolinea il ruolo ricoperto dall’archeologo Giulio Decio anche chiamato “papà Decio”
Ad essi Ameno Quadriborgo dedica momenti e attività di approfondimento, eventi aperti al pubblico per la riscoperta delle fantastiche biografie di questi quattro personaggi.
Le iniziative sono realizzate all’interno del progetto “I Fantastici Quattro di Ameno”, promosso da Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone, dalle associazioni DragoLago, Mastronauta e La Rosa d’Eventi, dalla Fondazione Antonio e Carmela Calderara e dalla Pro Loco di Ameno, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo. Il progetto è tra i vincitori del bando Territori in Luce 2023.

(1903 - 1978)
(1865 - 1952)
(1796 - 1878)
(1785 - 1832)

Antonio Calderara
Originario di Abbiategrasso, fu un artista enigmatico, difficilmente incasellabile in una linea artistica ben definita: nel corso della sua vita entrò in contatto con molti artisti italiani e stranieri, traendo da essi ispirazione, ma mantenendo al tempo stesso libertà e autonomia d’espressione. I suoi lavori sono caratterizzati da un primo periodo figurativo e da uno successivo astratto.
Trascorse gran parte della sua esistenza nella casa sulle colline del lago d’Orta, in frazione Vacciago, dove oggi si trova la Fondazione a lui intitolata e aperta al pubblico per volontà dell’autore stesso.
Qui sono custoditi quadri acquistati o scambiati da Calderara con artisti a lui contemporanei. Si trovano ad esempio opere di Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Piero Manzoni, Josef Albers, Yves Klein e molti altri.

Giulio Decio
A lui si devono gli scavi e i ritrovamenti archeologici riferiti al periodo celtico fatti ad Ameno. Giulio Decio rappresenta un uomo appartenente a quella “archeologia eroica” dei primi appassionati che si assunsero l’onere di salvaguardare le testimonianze del passato in un contesto culturale e politico del tutto disinteressato, se non addirittura ostile, alla cultura. Originario di Milano, Giulio Decio era succeduto al padre in una delle più antiche case bancarie milanesi, la “Carli di Tommaso e C.”.
Sposò l’erede di una famiglia benestante di Ameno, Angela Borsini Pestalozza. A lui si devono i ritrovamenti archeologici della necropoli golasecchiana in frazione Lortallo, databili tra il 690 a.C. e il 550 a.C.
Anche se milanese di origine, fu amenese di adozione abitando per lunghi periodi nella casa acquistata dal padre a Lortallo e impegnandosi in iniziative di promozione del territorio del Cusio, come la costante presenza presso la “Pro Orta”.

Paolo Solaroli
Le sue qualità di avventuriero sono talmente famose da aver ispirato, si presume, il personaggio di Yanez nei celebri romanzi di Sandokan scritti da Emilio Salgari; perché lo si può intuire dalla sua biografia.
Arruolatosi nell’esercito, viaggiò e combatté prima in Spagna, poi in Egitto e, dopo aver salvato la vita al generale inglese sir Robert Brown, fu raccomandato alla ricchissima “Begum”, regina di uno stato indiano indipendente, sposandone la pronipote e diventando così Principe di Sirdhanah.
Tornato in Italia venne nominato barone ed entrò al servizio dell’esercito Sabaudo, guadagnandosi la fiducia di Re Vittorio Emanuele. Dopo una vita di fortune e avventure, morì a Briona (NO), dove aveva acquistato dai nobili Tornielli il castello che domina la cittadina.

Teresa Sopransi
Fu una nobildonna milanese, molto attiva negli ambienti culturali del primo Ottocento. Teresa Sopransi fu infatti parte delle Giardiniere, donne affiliate alla Carboneria, così definite perché si incontravano appositamente nei giardini con lo scopo di tenere nascoste le loro identità.
Vedova dell’ufficiale Ignazio Agazzini, soggiornò per lungo tempo ad Ameno, dove in una piovosa notte del 1821 fu raggiunta dal barone austriaco Ludwig Von Welden, di lei invaghito. Egli, rimasto affascinato dalla vista che da Ameno si gode sul Monte Rosa, ne scalò per primo Punta Ludovica, che a lui deve il nome.
Ironia della sorte, Sopransi fu convocata dalla polizia austriaca a causa della sua affiliazione alle Giardiniere, ma, dopo essersi difesa da terribili accuse, fu scagionata forse proprio grazie a un celato intervento del Welden, che poi sposò nel 1829 a Trieste.